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Per decarbonizzare non serve tassare le industrie Ue: ci vuole un accordo globale

News nazionali
23 luglio 2021

È vero quanto sostiene l’ad di Eni Claudio Descalzi: non ha alcun senso vessare l’Europa di tasse contro le emissioni, se poi si permette al resto del mondo di continuare a inquinare. Partiamo da alcuni fatti. Prima di tutto, le emissioni in Europa sono in diminuzione. Non che l’America stia facendo peggio. Confrontiamo ora i dati con la Cina. Nonostante tanti annunci in merito all’impiego di energie rinnovabili, lo zoccolo duro della produzione elettrica cinese rimane il carbone: nel 2021 le emissioni hanno toccato 11,8 miliardi di tonnellate. Il paese asiatico riesce ad abbassare la media delle emissioni pro-capite perché ha ancora milioni di persone fuori dal sistema industriale. Il dato che conta è un altro: quante emissioni costa produrre un dollaro di Pil? Nel 2016 la Cina produceva una tonnellata di CO2 ogni 1.003 dollari di gdp. Gli Usa emettevano un tonnellata ogni 2.291 dollari, l’UE 3.490 dollari. Ciò significa che in termini di emissione il modello cinese è circa 2,3 volte meno efficiente rispetto a quello americano e 3,5 rispetto a quello europeo. Le riduzioni nelle emissioni occidentali, costosissime, sono servite a poco, se ogni anno la Cina aumentava le proprie emissioni del totale di una grande economia. Serve un accordo planetario, imporre nuove gabelle agli occidentali incoraggerebbe gli imprenditori a delocalizzare le produzioni. In assenza di tale accordo, pertanto, imporre tasse ecologiche finirebbe per far aumentare le emissioni complessive.

Fonte: MF – Stefano Casertano (pag. 2)