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Aiuti di Stato, sperimentazione reti gas, essenziali: le osservazioni di EF

News nazionali
31 agosto 2021

Rimborsare i costi sostenuti dagli operatori per le centrali a carbone non autorizzate a chiudere, introdurre aste per gli accumuli di grande taglia, ammettere progetti sul trasporto di idrogeno solo sulla base di analisi costi/benefici. Questi alcuni degli spunti offerti da Elettricità Futura nelle osservazioni inviate alla Commissione Ue nell’ambito della consultazione sulla nuova disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell'ambiente e dell'energia 2022. Dal punto di vista generale, EF condivide la volontà di Bruxelles di “fornire in questa revisione delle linee guida maggiore flessibilità al sistema”. Bene le “procedure competitive tecnologicamente neutre” ma anche “l’attivazione di meccanismi di correzione ed eccezioni”, dovute “ad esempio a considerazioni in merito al raggiungimento di specifici obiettivi settoriali per le energie rinnovabili, alla stabilità della rete o ai settori e tecnologie innovativi”. Venendo ai singoli temi, interessante appare la posizione sul phase-out del carbone. Pur sottolineando la necessità che “la Commissione esamini la reale redditività degli impianti, in modo da evitare i) compensazioni per impianti in realtà già fuori mercato o ii) compensazioni eccessive per impianti ancora profittevoli”, l’associazione invita a prevedere “un’eccezione in relazione alle centrali a carbone non più competitive, la cui chiusura è stata richiesta dal gestore ma non autorizzata dalle Autorità nazionali”. Questa “è l’unica circostanza che la Commissione deve considerare ai sensi del Regolamento Sieg per consentire il rimborso dei costi sostenuti (qualora non coperti dalla partecipazione a mercato), purché si tratti di una misura transitoria”. Riguardo alle nuove centrali a gas, la bozza di nuove linee guida definisce la necessità per lo Stato Membro di dimostrare la coerenza di questi investimenti con gli obiettivi di decarbonizzazione “anche tramite l’utilizzo di soluzioni Ccs/Ccu o il progressivo blending del combustibile con gas a basso contenuto carbonico, incluso il biometano”. Nel sottolineare “l’importanza nel medio periodo della capacità elettrica a gas per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento durante la fase di transizione energetica per il nostro paese”, EF auspica “un chiarimento su cosa si intenda e a quali tipologie di investimento ci si riferisca nel punto 71 quando si parla di evitare l’effetto ‘lock-in’ in relazione ai nuovi investimenti in gas naturale (idrogeno, phase out impianti, …)”. E a proposito di idrogeno, EF chiede che gli investimenti in infrastrutture per il trasporto siano ammessi agli aiuti di Stato “qualora il loro contributo alla riduzione delle emissioni sia dimostrato e sostenuto da un’analisi costi/benefici favorevole”. La disciplina “dovrà comunque indirizzare la produzione di idrogeno verso le soluzioni più sostenibili ed efficienti”. In particolare, con riferimento all’idrogeno rinnovabile, “i regimi di sostegno dovrebbero basarsi su gare d'appalto competitive e dovrebbero contribuire a colmare il divario di costo rispetto alle alternative da combustibili fossili”. In ogni caso “dovrebbero essere indirizzati prioritariamente alle opzioni di consumo per le quali il vettore idrogeno rappresenta la soluzione più idonea alla decarbonizzazione, ovvero più efficiente in termini tecnico-economici rispetto alle alternative che consentono di abbattere un uguale quantitativo di CO2”. Quindi, “in una prima fase l’idrogeno prodotto in modo sostenibile dovrebbe essere indirizzato soprattutto ai sistemi industriali che già utilizzano idrogeno prodotto da idrocarburi”. Sul fronte accumuli, EF suggerisce “l’introduzione di meccanismi di asta centralizzati” per i sistemi utility scale (come pensa di fare il Governo italiano, ndr). Infine, sul fronte mobilità elettrica si auspicano aiuti sotto forma di esenzione dagli oneri di sistema.

Fonte: Quotidiano Energia