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Come decarbonizzare l'industria energivora

News nazionali
9 luglio 2021

Il futuro dei settori hard to abate passa dalla sfida della decarbonizzazione. Ma come conciliare il taglio delle emissioni con la sostenibilità economica? Questa la domanda al centro dello studio “Strategia per la decarbonizzazione dei settori cosiddetti hard to abate”, redatto da Interconnector Energy Italia e dalle associazioni confindustriali Federbeton, Federacciai, Assocarta, Confindustria ceramica, Federchimica, Assofond e Assovetro, in collaborazione con Boston Consulting Group. Il rapporto, presentato nei giorni scorsi al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e al ministro dell'agricoltura Stefano Patuanelli, è stato presentato oggi al presidente di Confindustria Carlo Bonomi e poi alla stampa nella sede di Confindustria a Roma. I risultati dello studio sono stati illustrati in conferenza stampa dal presidente di Interconnector Energy Italia e di Duferco Antonio Gozzi. Gozzi ha esordito: “la sopravvivenza dei settori energivori nel medio e lungo periodo passa attraverso processi di decarbonizzazione”. E ha spiegato i risultati dello studio: “non è possibile non fare niente, un atteggiamento passivo per questi settori significa dover comprare quote di CO2 sul mercato” e questo avrebbe “un costo di 18 miliardi in 10 anni. Per quanto riguarda i combustibili rinnovabili, Gozzi ha detto che l'idrogeno “non è il tema del prossimo decennio, potrebbe essere il tema dei vent'anni tra il 2030 e il 2050: ma noi dobbiamo arrivare vivi al 2030”. L'idrogeno verde, infatti, ha bisogno di un eccesso di produzione rinnovabile ma, con l'attuale lentezza di autorizzazioni dei progetti, questo eccesso ci sarà solo nel medio e lungo periodo. Un aiuto per sbloccare gli investimenti potrebbe venire da una semplificazione normativa. Gozzi si è detto fiducioso sul lavoro del Governo: “nella riunione con i ministri abbiamo sentito un clima diverso nei confronti dell'industria manufatturiera”, perché siamo entrati in una “fase di progettazione costruttiva, più di esecuzione e soluzione dei problemi che di proclami, che è la fase che piace agli industriali”. Gozzi ha fatto il punto sul rapporto tra l'industria italiana e l'Unione europea. L'Unione europea, ha ricordato, “non è un soggetto neutrale, all'interno del contesto europeo si consumano scontri tra diverse filiere produttive.

Fonte: Staffetta Quotidiana