Gas a prezzi record, ma la produzione Usa cresce con freno tirato
Il gas made in Usa non è mai stato così richiesto. Eppure paradossalmente, mentre gli impianti di liquefazione d’oltreoceano lavorano a pieno ritmo, lo stesso non accade nei giacimenti. La produzione di shale gas non si è messa a correre, né si osservano segnali di un imminente risveglio delle attività estrattive. Oltre a questioni di carattere finanziario, pesano i rincari e le carenze di materiali ed attrezzature, le difficoltà di trovare personale specializzato e uno scarso sviluppo delle infrastrutture con pipeline in servizio che potrebbero arrivare a saturazione. Il patto tra Usa e Commissione Ue mette a disposizione del Vecchio Continente fino a 50 mld di metri cubi di gas americano entro il 2030, circa il doppio dell’attuale capacità di esportazione di Gnl a stelle e strisce (che è raddoppiata dal 2019); ma lo stesso governo Usa pare scettico sulla possibilità di espandere rapidamente le estrazioni di combustibile, prima ancora che sulla capacità di liquefazione. Nel frattempo, mentre l’Asia ha rallentato gli acquisti (complice il lockdown in Cina), l’Europa sta letteralmente fagocitando Gnl: ad aprile battuto ogni record con 104 metaniere attraccate nel continente (secondo S&P Global, oltre il 20% in più che a marzo – in Italia sono sbarcati 15 carichi contro i 12 del mese prima).
Fonte: Sole 24 Ore – S. Bellomo (pag. 2)