La vicenda della Saipem 12000, la piattaforma dell’Eni bloccata l’altra sera da navi da guerra di Ankara mentre si spostava da un pozzo all’altro in zona di trivellazioni, rischia di diventare un bracci di ferra spiacevole. La partita in gioco è questa. La Saipem 12000, come ricorda l’Eni, “ha in programma attività di perforazione nel blocco 3 della zona economica esclusiva della Repubblica di Cipro”. Dove il gruppo italiano detiene interessi in sei licenze e cinque in qualità di operatore. Solo qualche giorno fa ha quindi annunciato di aver effettuato una scoperta di gas nel Blocco 6: si tratta di una “promettente scoperta”. Ma quelle acque sono territorialmente contese, nella disputa annosa che vede la Cipro greca contrapposta a quella turca. In cui Ankara è pure interessata a esplorare il gas. Così dopo lo stop alla nave italiana è attivato anche l’altolà agli altri. “Ci aspettiamo – si legge in una nota del ministero deli Esteri turco – che le compagnie con sede in paesi terzi si astengano dal sostenere questa linea greco-cipriota non costruttiva”. Replica di Nicosia, per bocca di Anastasiades: “Con tristezza siamo assistendo alle azioni della Turchia che violano il diritto internazionale”. L’Italia segue da vicino il caso con i suoi ambasciatori ad Ankara e Nicosia.
Fonte: La Repubblica – Marco Ansaldo (pag. 6)
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