I riflettori continuano ad essere puntati sul petrolio e sull’Opec. Ma nel mondo dell’energia sono gli Stati Uniti dello shale a tagliare un nuovo traguardo storico, tornando - per la prima volta da sessant’anni - ad essere esportatori netti di gas. Nel mese di novembre, secondo S&P Global Platts, Washington ha venduto all’estero 7,4 miliardi di piedi cubi al giorno del combustibile (ossia 209,5 milioni di metri cubi), mentre ne ha importati 7 miliardi. L’accelerazione è legata soprattutto alle forti esportazioni verso il Messico, collegato da nuovi gasdotti, mentre quelle verso il Canada sono rimaste stabili. I fattori determinanti sono comunque altri: da un lato il boom di produzione legato all’emergere dello shale gas e dall’altro l’avvio dell’export di Gas naturale liquefatto (Gnl), che ha consentito di raggiungere ogni angolo del mondo. Nei prossimi mesi Washington potrebbe anche perdere temporaneamente lo status di esportatore netto, ma l’export di gas americano è comunque cresciuto di oltre il 50% dal 2010 e il cammino resta ormai tracciato. «Il gas - commenta Anthony Yuen, global energy strategist di Citigroup- è solo uno dei primi segni della forza crescente degli Usa come produttori di energia».
Fonte: Il Sole 24Ore, Finanza&mercati – S. Bel. (pag. 33)
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