“E’ presto per calcolare gli impatti a lungo termine, ma l’industria dell’energia che uscirà da questa crisi sarà molto diversa da quella che conoscevamo”. Faith Birol, direttore della Iea, l’Agenzia internazionale dell’Energia, riassume così lo scenario vissuto negli scorsi mesi. Il lockdown dovuto al Coronavirus rappresenta “il più grande choc per il sistema energetico globale in tempi di pace, con un calo della domanda quest’anno destinato ad oscurare l’impatto della crisi finanziaria del 2008”. Il Global Energy Review 2020, con cui la Iea fornisce una prima analisi dell’andamento del comparto, prevede un calo della domanda di energia primaria del 6% nel 2020, “equivalente a perdere l’intera domanda energetica dell’India, terzo consumatore al mondo”. In questo quadro, le rinnovabili si rilevano le fonti più resilienti, destinate a registrare un aumento della domanda, seppur modesto. Sulle fonti fossili invece gravano pesanti perdite. La domanda di petrolio è prevista in calo del 9%, con 9 milioni di barili al giorno in meno di media. Il gas invece è destinato a scendere del 5%. L’esperienza del Covid, tuttavia, conferma la convinzione di tutti gli economisti impegnati sul fronte della sostenibilità: la crisi del clima si risolve solo con massicci investimenti in grado di modificare la struttura stessa del sistema economico mondiale. L’occasione di una ripartenza che abbia un profilo di sostenibilità e un approccio di sistema non può andare persa. Birol ha già invitato i governi a destinare i nuovi investimenti alle tecnologie pulite, per stimolare l’economia e al tempo stesso accelerare la transizione energetica.
Fonte: Corriere della Sera – l’Economia- Elena Comelli (pag. 26)
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