Il petrolio si è preso una rivincita ieri chiudendo la seduta con un rialzo superiore al 4% dopo essere scivolato ai minimi negli ultimi due mesi: il Brent è tornato a 48,47 dollari. Ma le nubi all’orizzonte non sono scomparse ed anzi, tra gli operatori, regna l’idea che la domanda petrolifera stia rallentando la corsa mentre la produzione – per non parlare delle scorte tuttora immense – non cala abbastanza in fretta da rassicurare su un prossimo riequilibrio del mercato. Tra i fattori che hanno preso il sopravvento ieri, molti sono di tipo tecnico. Ad esempio l’allarme geopolitico che si è sollevato sulla disputa territoriale del mare cinese del Sud e con il verdetto dell’Aia che ha dato ragione alle Filippine ma che la Cina ha contestato. L’area è cruciale per i trasporti marittimi e i costi potrebbero pertanto salire in caso di escalation della tensione nella zona. Intanto L’Arabia Saudita ha comunicato all’Opec di aver aumentato la produzione a 10,6 milioni di barili al gg in giugno, barili extra che verosimilmente serviranno a fronteggiare i consumi delle centrali elettriche locali che con il caldo estivo si impennano.
Fonte: Il Sole 24 Ore – Sissi Bellomo (pag. 3)
Kerry: <<Europa e Usa insieme su Green deal e lotta al virus>>
Le due grandi sfide della green economy e della pandemia richiedono una risposta congiunta di Europa e Stati Uniti. Ora, con Biden alla Casa Bianca, tutto sarà più facile ma solo se si seguirà la strada della democrazia e della difesaPetrolio, con Biden lo shale perde anche l’appoggio politico
Indifferente al cambio della guardia alla Casa Bianca, il petrolio continuala sua avanzata sui mercati finanziari, dove si mantiene ai massimi da quasi un anno, vicino a 57 dollari nel caso del Brent, e intorno a 54 nel caso del Wti.Sanzioni Usa e caso Navalny, Nord Stream 2 torna nel mirino
Doppio attacco al Cremlino, nel pomeriggio di ieri. Il primo è partito dalla Casa Bianca nelle ultimissime ore dell’amministrazione Trump, che ha sganciato il suo siluro finale sul Nord Stream 2