Sul taglio della produzione di petrolio l’Opec non si fida fino in fondo delle promesse della Russia e degli altri dieci paesi esterni al gruppo che hanno promesso un contributo. Nel primo rapporto di previsione pubblicato dopo gli accordi di Vienna, l’Organizzazione degli esportatori di greggio continua ad aspettarsi estrazioni in aumento nel 2017 sia da parte di Mosca, la sua principale alleata, che del Kazakhstan. E avverte che i tagli di cui si è direttamente presa carico «non saranno sufficienti da soli ad eliminare del tutto l’eccesso di scorte». La conclusione suona come un appello alla lealtà: «Questo chiaramente enfatizza l’importanza del contributo dei produttori non Opec all’aggiustamento a supporto del ribilanciamento del mercato». Rispetto alla media degli ultimi 5 anni, ragionano gli economisti dell’Opec, ci sono 300 milioni di barili di scorte di troppo. Per toglierli di mezzo sarebbe necessario creare un deficit di offerta di 800mila barili al giorno, ma i soli tagli Opec - se prorogati per tutto l’anno - farebbero calare le scorte di appena 100mila bg in media nel corso del 2017.
Fonte: Il Sole 24Ore, Finanza&mercati – Sissi Bellomo (pag. 44)
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