Taglio della produzione di un milione di barili al giorno o crollo del prezzo. Il vertice dell’Opec che si apre domani a Vienna farà da spartiacque. In caso di mancato accordo tra i Paesi produttori si rischia un tracollo ulteriore del costo del petrolio. Ieri, l’incertezza regnava sovrana, ma visto il clima degli ultimi giorni è già un mezzo successo. Le prime voci di un fallimento dell’incontro austriaco circolate per tutto il fine settimana avevano fatto precipitare il prezzo del greggio. Gli analisti hanno quantificato il costo di un eventuale esito negativo dell’appuntamento di domani: «Si può finire sotto ai quaranta dollari», ha spiegato Helima Croft, responsabile della strategia globale sulle materie prime di Rbc Capital Markets. Altri si spingono oltre: addirittura «verso i 30 dollari al barile», ha detto Stuart Ive, client manager di Om Financial. Poi, però, alcune dichiarazioni dei partecipanti sbarcati a Vienna hanno iniettato una flebile speranza. Grande rilevanza è stata attribuita alle parole del ministro del petrolio dell’Iraq, Jabbar al-Luaibi, che al suo arrivo ha detto: «Speriamo di arrivare ad un accordo. L’Iraq coopererà per raggiungere un’intesa». L’Iraq è uno dei Paesi che hanno creato più problemi all’accordo, così, queste parole di ottimismo hanno avuto effetto immediato: a Wall Street il greggio ha guadagnato 1,28 dollari.
Fonte: La Stampa – Francesco Olivo (pag. 25)
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