Il petrolio che aveva già perso oltre il 4% la settimana scorsa, ha continuato a deprezzarsi nella seduta di ieri, scendendo nel caso del Brent fino a 44,55 dollari, un livello che non toccava dal 10 maggio e nel caso del Wti addirittura fino a 42,97 dollari, il minimo da tre mesi esatti. L’accelerazione della tendenza al ribasso dipende in parte dai fondi di investimento che dopo aver messo il vento in poppa alle quotazioni del greggio nella prima parte dell’anno, adesso stanno moltiplicando le scommesse al ribasso: un fenomeno che rischia di accelerare la correzione in atto, così come l’accumulo di posizioni rialziste aveva favorito l’eccezionale da meno di 30 dollari al barile in gennaio a oltre 50 dollari ai primi di giugno. Le inquietudini riguardano soprattutto i prodotti raffinati, che si stanno accumulando a un ritmo impressionante.
Fonte: Il Sole 24Ore – Sissi Bellomo (pag. 5)
Petrolio, con Biden lo shale perde anche l’appoggio politico
Indifferente al cambio della guardia alla Casa Bianca, il petrolio continuala sua avanzata sui mercati finanziari, dove si mantiene ai massimi da quasi un anno, vicino a 57 dollari nel caso del Brent, e intorno a 54 nel caso del Wti.Sanzioni Usa e caso Navalny, Nord Stream 2 torna nel mirino
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