Non c’è dubbio che produttori di carbone, petrolio e gas abbiano trovato in Donald Trump l’uomo della provvidenza. Trump è un convinto sostenitore della produzione intensiva delle fonti fossili, non crede al cambiamento climatico, è scettico sulle energie rinnovabili. Eppure non sarà semplice per lui prendere decisioni a senso unico. Trump non vede limiti al fracking, la tecnica di estrazione dello shale. Tutto lascia pensare che cercherà di aiutarlo con accorgimenti fiscali e eliminazione di vincoli ambientali, puntando a un ritorno alla crescita della produzione americana. Ma sarà una corsa ad ostacoli. Il boom della produzione statunitense di greggio fino al 2015 è stato il fattore principale nel crollo globale del prezzo. Rispetto a una domanda che cresce poco rispetto a una produzione che continua a superarla, i produttori di qualunque paese soffrono e attendono speranzosi che l’Opec risolva il problema, congelando la sua produzione entro dicembre.
Fonte: La Repubblica, Affari & Finanza – Leonardo Maugeri (pag. 10)
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