Nel suo tentativo di intercettare la ripresa - e creare nuova occupazione - l'esecutivo guidato da Matteo Renzi ritiene di aver individuato nel settore dell'estrazione di idrocarburi una occasione da non sprecare. Oltre a dare un contributo positivo alla bilancia dei pagamenti. Perché l'Italia, dopo la Gran Bretagna e la Norvegia, possiede nel suo sottosuolo le maggiori riserve di petrolio d'Europa, nonché i più grandi giacimenti sulla terraferma, nella Val d'Agri della Basilicata. E si piazza anche tra il quarto e il sesto posto per il gas, a seconda se si considera la quantità estratta o quella delle riserve accertate. Secondo i dati del 2014, in Italia si sono estratti 115 mila barili di petrolio al giorno, pari al 10,3 per cento del fabbisogno nazionale; mentre si è reso disponibile gas metano per 7,3 miliardi di-metri cubi, quantità che corrisponde circa al 12 per cento dei consumi complessivi nazionali. Il tutto grazie a 886 pozzi attualmente in attività. Una produzione autarchica che contribuisce per 4,5 miliardi alla riduzione per la bolletta energetica nazionale. “Ma, secondo le riserve già accertate e che quindi siamo sicuri che ci sono e che sono solo da an dare a prendere - spiega Pietro Cavanna, vicepresidente di Assomineraria - potremmo raddoppiare la produzione e raggiungere il 20 per cento complessivo del nostro fabbisogno”.
Fonte: La Repubblica A&F – Luca Pagni (pag.1)
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